Fino alla fine di noi

Fino alla fine di noi di Giada Trebeschi

Una grande storia d’amore, un viaggio al di là del mare per incontrare il propr

Mi chiamo Maria Elena de’ Mari e sono una fuggitiva.

Le mura di casa erano la mia prigione ma io sono una combattente e una ribelle. Così sono salita su un piroscafo in partenza per la fine del mondo. Pochi soldi cuciti nella sottoveste, una borsa leggera, un giuramento da mantenere e la vita da salvare.

«Vivi e ama oltre misura. A costo di farti scoppiare il cuore» questo avevo giurato.

Ho attraversato l’Atlantico in terza classe rendendomi invisibile, immateriale. Ho lasciato che l’acqua salata delle lacrime e del mare cancellassero la mia vecchia vita accogliendo fra le mani un quaderno bianco, immacolato, pulito, nuovo, tutto da riscrivere.

L’Argentina, il tango e Massimo sono stati la mia rinascita e la mia condanna. Una condanna che accetterei mille altre volte ancora. Ho vissuto e amato oltre misura. Ho mantenuto il mio giuramento.

Mi chiamo Maria Elena de’ Mari e questa è la mia storia.

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Fino alla fine di noi:

Cara Maria Elena,

sono passati solo tre giorni dall’elezione del generale Perón alla presidenza del paese e già sua moglie afferma con forza i diritti delle donne. I diritti civili e politici di cui tutti dovrebbero godere, uomini e donne, indistintamente.

Compreso il diritto al voto.

Non so se Perón sarà un buon presidente ma quantomeno una cosa buona l’ha fatta per sé e per l’Argentina: ha sposato Evita.

Le ha concesso di stargli vicino in campagna elettorale come mai prima d’ora una donna aveva potuto. Deve amarla profondamente, e stimarla, come donna e come consigliera.

Almeno in questo è un uomo illuminato e non è cosa di poco conto.

Mi auguro solo che Evita si faccia ponte fra il generale e la sua gente; in quel caso ci sarà una speranza per l’Argentina.

Speranza.

Solo per quella ho combattuto una vita intera e ho sofferto e amato.

La speranza che un giorno anche alle donne sia concesso di vivere la propria vita da persone libere. Libere di pensare, di studiare, di scegliere chi amare. E ancora, adesso che sto per morire e che tuo fratello Diego ci ha lasciati, continuo a sperare.

Un’irriducibile della speranza, ecco cosa sono.

Lo faccio per te, figlia mia amatissima, per te che non mi hai mai vista, per te che nemmeno sai che esisto.

Per te, che vivi dall’altra parte del mondo.

Spero.

E scrivo.

Spero che tu possa essere una donna libera.

E scrivo, perché tu conosca la storia di tua madre.

Ho rinunciato a te solo per regalarti quella libertà che ogni essere umano si merita. Ho rinunciato a te e non c’è stato giorno, non c’è stata notte che io non abbia pianto per non poterti stringere, amare, crescere. Ma non mi sono tirata indietro e ho fatto l’unica cosa che una madre doveva fare.

Se ti avessi tenuta con me ti avrei perso in un modo ancor più crudele e devastante: nemmeno adolescente mio marito ti avrebbe rinchiusa, incarcerata dietro a un velo e a un muro fatto di preghiere e insensate rinunce.

Non avresti avuto scelta.

Così ho preferito scegliere io. Libera di scegliere di perderti subito piuttosto che far di te una prigioniera innocente per il resto della tua vita.

Spero mi perdonerai per non averti tenuta stretta quando ti sentivi sola, per non averti baciato ogni sera prima di rimboccarti le coperte, per non aver visto i tuoi primi passi né ascoltato le tue prime parole.

Mi chiedo se la tua prima parola sarebbe stata mamma.

Questa è la fine dell’anteprima gratuita. 

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