Vite di stoffa

Vite di stoffa di Oliver Alex Fabbro

E se l’abito facesse il monaco?

In un mondo abitato da vestiti vuoti, dove ognuno è ciò che sembra, Adam è una camicia come tante.

Fa il bagno in lavatrice, si asciuga appeso ad un filo e dorme su una gruccia nell’armadio.

La sua vita però sta per prendere una brutta piega e dovrà presto decidere se restare un pezzo di tessuto senza consistenza o uscire dal proprio io esteriore per ritrovare l’umanità perduta.


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Vite di stoffa:

Cartoline

Dalla finestra aperta di un piccolo appartamento riecheggia fino in strada il rumore degli spari. Adam Clark, seduto sul suo divano Ektor a tre posti color grigio asparago, sta guardando un film western mentre riordina la sua collezione di biglietti e cartoline per ogni occasione.

Altri 365 giorni d’amore. Buon anniversario.

Questa laurea ti apre nuove strade. Non aver paura di percorrerle.

Un figlio è dare senso alla vita. Auguri a tutti voi.

Adam li tocca con dei guanti per maniche in plastica biodegradabile. È convinto di essere allergico al colore verde. Il perché lo sa solo lui. Sistema e riordina i suoi biglietti per circostanza: auguri generici, compleanni, onomastici, feste del papà della mamma e dei nonni, congratulazioni e condoglianze. Poi li risistema per anno e per tonalità di colore.

Buon Natale 1975

Poi tocca alle cartoline.

Saluti da un posto soleggiato qualsiasi.

Intanto il protagonista in tv spara una raffica mortale contro una dozzina di nemici che si afflosciano al suolo come stracci.

«Vuoi abbassare il volume Cristo Santo!» Adam ritorna alla realtà. Il suo vicino è di nuovo incazzato. Prende il telecomando e toglie un paio di tacche all’audio mettendo in sordina la sparatoria. Ora sembra che il cowboy spari dall’aldilà. Adam si alza, toglie i guanti e va verso la cucina. Apre il frigo e prende una bibita.

Surrogato di aranciata

Ne scola metà versandola nel buco che ha al posto della testa. Sente il liquido freddo scorrergli dentro al corpo che non ha, fino alle scarpe. Ma esternamente non si bagna. Miracolo dell’evoluzione. Idrorepellente dentro, asciutto fuori.

Il film s’interrompe per un’edizione straordinaria del telegiornale. Notizia flash: Un kamikaze si fa esplodere in un negozio di lucido da scarpe. Il conteggio dei morti è ancora incerto. Il servizio mostra le immagini delle fiamme e dei poliziotti che delimitano l’area. Niente di più. Smanioso di vedere il vero orrore, Adam si siede alla sua scrivania Hermnes a elemento supplementare e si collega alla rete. Sul tubo già sbocciano i primi video amatoriali dell’esplosione, come tante primule infami. Completamente in nero l’uomo del video entra nel negozio, un attimo dopo la vetrina va in mille pezzi. Stralci di maniche e pantaloni volano ovunque come macabri coriandoli. Un vestito elegante in cotone sintetico corre in strada bruciando fino a diventare un mucchietto di cenere. Adam riguarda più volte il video ipnotizzato dalla brutalità della scena.

Vi giungano le nostre più sentite condoglianze.

Tra le ricerche correlate spunta un articolo che parla del grave attentato che ha colpito il cuore della civiltà. Adam lo condivide su DressBook e scrive: Vi siamo vicini nel dolore. Aspetta per vedere se qualcuno dei suoi contatti virtuali apprezza il pensiero. Tre notifiche di valutazione positiva, tutte da persone a lui sconosciute, che saliranno a cinque il giorno seguente.

Surrogato di un record

Adam chiude il pc e si prepara per la notte. Imposta la sveglia e apre l’armadio Obley a due ante. Si sistema su una gruccia per non sgualcirsi durante la notte. Spegne la luce. Prima di addormentarsi il suo inconscio torna a quando era un vestitino di nove anni e guardava il programma di Bob Fresh il Clown. Quello che poi venne sostituito da un più corretto e meno sconveniente spettacolo di marionette in stop motion. «Non essere così inamidato, ridi della vita!» Poi tutto si fa buio e per qualche ora Adam torna ad essere l’esploratore di parchi e giardini che era ai tempi in cui era solo un vestitino.

Colazione

Suona la sveglia. È giovedì. Il giovedì Adam va a cena da sua madre.

Surrogato del bravo figlio.

Ma prima l’aspetta una lunga giornata. Adam allunga la manica, spegne la sveglia ed esce dall’armadio Obley. Non c’è tempo per fare un giro in lavatrice. Ci vuole troppo per asciugarsi, così decide di preparare la colazione. Un uovo, due crostini con il salmone, un bicchiere di latte e un pugno di cereali. Adam è convinto che una bella colazione abbondante sia l’ideale per cominciare bene la giornata e sarebbe proprio così, se non fosse che quello che sta facendo cadere nel buco dove ci dovrebbe essere la testa non è altro che immondizia. La gallina ovaiola numero duemila trecentottantasette ha prodotto l’uovo che Adam ha fatto all’occhio di bue. Questa si nutre di mangimi artificiali. Presto l’ovaiola numero duemila trecentottantasette lascerà la sua batteria di produzione per diventare essa stessa mangime. Questo stato costante di stress pregiudica la qualità delle sue uova come del resto quelle delle altre tremila quattrocentosettantasei vicine di gabbia. Stessa cosa per il salmone che allevato in vasche piene di muco ed escrementi, assieme a svariate migliaia di suoi simili, viene nutrito con antibiotici e coloranti per avere la carne di un bell’arancio vermiglio. Il latte è spremuto a forza da mucche che non hanno mai visto l’erba. I fiocchi di cereali sono fatti per il 60% di fogli di giornali cinesi. Adam ingurgita tutto ignaro, ma prima condivide su DressBook una foto della sua scorpacciata mattutina.

Buon giorno amici, coloriamo la nostra giornata con i meravigliosi colori che ci offre la natura.

Due valutazioni positive.

Prima di uscire si dà una sistemata allo specchio. Controlla che la sua camicia rosa pallido sia in ordine, raddrizza la sua cravatta prugna dalla fantasia cashmere, si dà una passata di rotolo acchiappa pelucchi sui pantaloni beige in cotone e infine da un colpo di spazzola ai mocassini marroni in ecopelle.

Scaccia l’inutile e vai incontro alla tua giornata.

Lavoro

La categoria di persone come Adam non devono necessariamente prendere l’autobus per spostarsi. Quello è un mezzo da pensionati, criminali in libertà vigilata e operai di bassa manovalanza. Adam ha una monovolume, una Clips viola melanzana che sa ancora di nuovo.

Sua madre che è un’esperta direbbe formaldeide.

Il colore non l’ha scelto lui, gli è capitato.

Adam ha un buon lavoro, ma nemmeno questo l’ha scelto lui. Deve ringraziare suo padre.

Surrogato di un’eredità.

Sono le otto meno dieci del mattino quando il posto con il suo nome viene occupato dalla Clips viola. Adam timbra il cartellino ed entra in reparto. Enormi macchinari sbuffano e rumoreggiano all’interno del grande complesso industriale. Adam prende posto, come consuetudine, nell’ufficio solitario e isolato destinato al responsabile del nastro trasportatore. Da lì può monitorare con uno scanner il flusso di materiale sul nastro in modo che tutto vada per il verso giusto. Controlla costantemente che migliaia e migliaia di rotoli adesivi acchiappa pelucchi seguano il percorso stabilito.

Surrogato di un lavoro soddisfacente

Adam potrebbe chiedere di più dalla vita? Certo che no. Essendo stato suo padre un rappresentante per quella stessa fabbrica di quei stessi rotoli adesivi non può sperare di fare più carriera di così. La sua posizione di responsabile rende comunque molto orgogliosi mamma e papà Clark.

Timbratura, macchina, casa.

Adam apre la porta con un solo pensiero: lavarsi. Sente ancora addosso l’odore della fabbrica. Sono le cinque del pomeriggio. Un ciclo rapido da quindici minuti in lavatrice e poi subito a stendere sul filo fintanto che c’è ancora il sole. Adam adora appendersi ad asciugare.

Basta poco per farti felice nella vita.

Un filo ben tirato e un alito di vento è tutto quello di cui ha bisogno, ma appena fuori dalla lavatrice il cielo si annuvola e Adam deve mettersi ad asciugare dentro casa sul suo stendino pieghevole Mulling.

Surrogato della felicità.

Questa è la fine dell’anteprima gratuita. 

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