Sound Badges

Sound Badges di Jasmine Farizi

Il suono come forza, violenza e trauma.

Gli effetti psicofisici del paesaggio sonoro della guerra e l’esperienza dei veterani del Red Badge Project

COLLANA: Writing Sonic Thinking sound studies in Italia nel XXI secolo – vol. I

In un mondo dominato dall’iconicità delle immagini di guerra, dobbiamo ricordarci che i conflitti armati sono perlopiù un evento sonoro che uno spettacolo visivo.

Il suono rappresenta, da sempre, una delle caratteristiche principali degli scontri bellici, basti pensare alle prime grida di battaglia usate dall’uomo antico per intimorire il nemico. Durante un conflitto armato le modalità di ascolto e la capacità di interpretazione dei suoni risultano abilità determinanti per la sopravvivenza.

A partire da tali considerazioni, questo studio si propone di osservare i fenomeni acustici che compongono il paesaggio sonoro della guerra e i processi con cui questi ultimi sottoscrivono il trauma, tanto fisico quanto psicologico. A questo proposito, di fondamentale rilevanza è stato il caso studio condotto sul Red Badge Project, programma statunitense che accompagna i veterani di guerra in un percorso terapeutico che offre laboratori basati sull’arte dello storytelling.


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Sound Badges:

Introduzione

Lo scopo del presente elaborato è quello di realizzare un’intersezione fra Sound Studies e Trauma Studies. L’idea di mettere in relazione questi due campi di indagine è nata dal desiderio di analizzare le modalità di ascolto e le caratteristiche principali del paesaggio sonoro all’interno del contesto del trauma di guerra. Nel dettaglio, questo lavoro prende in considerazione l’esperienza dei veterani di guerra per osservare quali sono gli effetti psicofisici dei suoni della guerra e come questi riescano ad agire come stimolo sensoriale scatenante dei sintomi del disturbo da stress post-traumatico.

Al fine di raggiungere questo obiettivo, partiremo prendendo in considerazione il concetto di paesaggio sonoro e vedremo quali sono le tappe fondamentali che hanno portato alla nascita dei Sound Studies. In particolare, parleremo dell’opera pionieristica del compositore canadese Raymond Murray Schafer e dei suoi enormi contributi a questa disciplina di studio attraverso il World Soundscape Project. Successivamente, partendo dalle caratteristiche del paesaggio sonoro, arriveremo a parlare del concetto di rumore, del suono nell’epoca post-digitale e della potenzialità del suono come modalità di conoscenza. Ricollegandoci, poi, a quest’ultimo concetto, parleremo anche del field recording e del sonic jorunalism come pratiche di investigazione che permettono di scoprire geografie e spazi che altrimenti non sarebbe possibile captare con le mappe modernistiche. Infine, dedicheremo l’ultima sezione del capitolo all’importanza dell’ascolto come azione politica e come questo è in grado di influenzare le capacità di agire delle persone, portando a cambiamenti sociali.

Il secondo capitolo si pone, invece, l’obiettivo di ripercorrere l’evoluzione del concetto di trauma. Prenderemo in considerazione, infatti, i principali eventi e fattori che hanno contribuito al riconoscimento del disturbo da stress post-traumatico da parte dell’American Psychiatric Association. Infatti, partendo dai primi studi e dalle prime intuizioni in materia, osserveremo gli studi di Freud sino ad arrivare a considerare le teorie di Cathy Caruth sul carattere paradossale del trauma e sul potere della testimonianza sostenuto da Felman e Laub. All’interno di questo discorso, menzioneremo anche gli sforzi e l’attivismo da parte dei veterani della Guerra del Vietnam per far sì che venisse abbattuto lo stigma che avvolgeva le malattie mentali. Infine, analizzeremo come, a partire dagli anni Ottanta, il crescente interesse della letteratura nei confronti del trauma e la necessità di comunicare l’esperienza traumatica al mondo abbiano portato alla fondazione dei Trauma Studies e alla nascita della Trauma Fiction, di cui osserveremo le principali caratteristiche.

Infine, nel terzo capitolo, ci occuperemo di effettuare una vera e propria intersezione tra Sound Studies e Trauma Studies prendendo in considerazione il paesaggio sonoro della guerra, i suoi molteplici significati e, infine, i suoi effetti a livello fisico e psicologico. In particolare, attraverso l’esperienza dei veterani, ci proporremo di indagare quali sono i sintomi associati al disturbo da stress post-traumatico che insorgono in seguito all’esposizione a uno stimolo uditivo. Attraverso le osservazioni di Goodman esamineremo come il suono contribuisce a creare un’atmosfera di paura e di terrore e come questo viene usato e interpretato all’interno di un conflitto. All’interno di questo quadro, analizzeremo anche le implicazioni etiche dell’ascolto in guerra e parleremo dello storytelling e della scrittura creativa, attraverso le opere di Bruce Weigl, come possibili forme terapeutiche per superare il trauma. In ultima analisi, al fine di comprendere più a fondo il rapporto tra suono e trauma psicologico, il presente progetto di ricerca prevede la realizzazione e la presentazione dei risultati emersi dal case study sul Red Badge Project, programma nato per offrire ai veterani assistenza, supporto e gli strumenti necessari per dar voce alle loro storie attraverso l’arte dello storytelling.

1.
Il paesaggio sonoro nei Sound Studies

Gli studi sul paesaggio sonoro rappresentano un ambito di ricerca interdisciplinare che unisce diverse aree quali: acustica, psicoacustica, otologia, elettroacustica, musica elettronica, percezione dei processi uditivi e analisi strutturale del linguaggio e della musica. Il campo di indagine degli studi sul paesaggio sonoro è quindi rappresentato dall’unione fra scienza, società e arte. L’acustica e la psicoacustica ci aiutano a capire le proprietà fisiche del suono, la società ci spiega come i suoni influenzano l’uomo e ne modificano il comportamento e infine, le arti ci mostrano come l’uomo crea paesaggi sonori ideali (Schafer 1994: 3-4).

Ma quali sono stati i primi suoni che l’essere umano ha udito? Molto probabilmente, i suoni legati al clima e alla geografia sono stati i primi a raggiungere le orecchie dell’uomo, basti pensare al suono originato dalle acque degli oceani o a quello prodotto dai venti (Schafer 1994: 18). Fra questi, possiamo collocare anche i suoni delle attività dei primi insediamenti: l’inquietudine e la paura nei confronti della foresta hanno spinto gli uomini a tagliare la vegetazione circostante per avere più spazio e luce. Di fronte a questi territori inesplorati, il corpo diventava un tutt’uno con le orecchie e l’udito era, tra i cinque sensi, quello più importante per la sopravvivenza (Schafer 1994: 23).

Il suono è stato usato dall’uomo anche per distruggere, come testimoniano i numerosi scontri bellici che hanno caratterizzato la nostra storia. Dal suono provocato dallo scontro degli scudi in tempi più antichi, fino al rumore provocato dalle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, possiamo affermare che l’uomo ha usato, da sempre, il suono come arma per annientare il nemico (Schafer 1994: 28).

Oggi il paesaggio sonoro del mondo è in continuo cambiamento. L’ambiente acustico odierno è molto diverso rispetto a quello del passato. I nuovi suoni emersi hanno messo in allerta molti studiosi sui pericoli legati all’inquinamento acustico. Il cittadino medio, con una scarsa conoscenza del paesaggio sonoro, da una parte tende a ignorare i suoni che incontra poiché li ritiene un inevitabile prodotto del progresso tecnologico, e dall’altra non si assume alcuna responsabilità per quanto riguarda il proprio contributo al paesaggio sonoro. Al contrario, la scoperta del potenziale ruolo dell’uomo nella composizione del paesaggio sonoro potrebbe essere un modo di ristabilire l’equilibrio che l’ignoranza e il disinteresse stanno lentamente minacciando di distruggere (Schafer 1994: 3-4).

Questa è la fine dell’anteprima gratuita. 

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