Pesce d’aprile

Dal diario di Adriana
Giorno 4

Se non fosse un assurdo 1 aprile oggi ci ritroveremmo, come accade da decenni, a sorridere di scherzi stupidi nel tentativo di lasciare ai posteri l’emozione del pesce d’aprile più divertente. Tra i più citati senz’altro il famoso sbarco dei marziani  raccontato da Orson Welles alla radio Cbs  nel 1938 che finì per gettare nel panico milioni di persone convinti che gli extraterrestri fossero davvero arrivati.  Merita altrettanta attenzione il finto documentario nel quale le  famiglie svizzere raccoglievano  gli spaghetti dagli alberi.  Era il 1957 e così l’autorevole BBC voleva ricordare che con un pesce d’aprile tutto si può. Poi ci fu lo sbarco degli Ufo con un finto ET a spasso nei cieli di  Londra nel 1989. E ancora, per venire incontro agli appassionati di Star Wars, nel 2014  la dichiarazione dal prestigioso istituto Cern di aver trovato la formula della Forza. Pensate,  la forza con la F maiuscola, quella dei personaggi che animano la saga.

La tradizione del pesce d’aprile

Mi piacerebbe chiamare in causa l’amico Alberto Angela – nei riguardi del quale ho grande ammirazione – per ricordarci da dove in effetti tragga origine la tradizione del pesce d’aprile. Da alcuni giochi nell’antica Roma – forse – o  dalla riorganizzazione del calendario francese nel sedicesimo secolo  o – come dicono altri – da una sfida di pesca tra i due amanti Cleopatra e Marco Antonio. Marco Antonio avrebbe incaricato uno schiavo di attaccare i pesci al suo amo ma Cleopatra, scoperto l’inganno, avrebbe ordinato allo schiavo di attaccare all’amo un pesce finto.

Andrà tutto bene

In questo 1 aprile, sebbene la capacità dell’essere umano di superare  i momenti difficili sia immensa, non abbiamo tanti scherzi sui quali sorridere. La pandemia rallenta sì la sua corsa ma i numeri sono sempre sconvolgenti e gli unici cartelli che fanno tenerezza sono quelli disegnati dai bambini con la scritta: andrà tutto bene. In quelle poche centinaia di metri che mi è consentito percorrere a piedi fuori dalla mia abitazione – magari per andare a gettare la spazzatura –  ho avuto modo di vederne diversi. L’altro giorno ho incontrato  un ragazzino imbavagliato in una mascherina troppo grande per lui mentre  con il nastro adesivo attaccava il suo disegno al cancelletto di ingresso del giardino.  Mi si è stretto il cuore al pensiero di come quel bambino cercasse per sé e per gli altri una rassicurazione.  Poi ho ripensato a quel nonnetto che qualche giorno fa è comparso con un video sul web. Porgeva alla  telecamera un paio di cartelli nei quali si poteva leggere:  «ho 88 anni e oggi è il mio compleanno. Ora sono solo in casa ma spero di poter continuare a festeggiare altri compleanni in vostra compagnia.»

Nessun pesce d’aprile, signori. Ci piacerebbe che tutto questo fosse in realtà solo un brutto sogno. Eppure anche al tempo del coronavirus c’è spazio  per i nostri desideri. Raccontarli ci aiuta e ci fa sentire meno soli. È il nostro arcobaleno.