Il taccuino dell’amante

Il taccuino dell’amante di Giuseppe Lissandrello –

Un viaggio psico-filosofico che è iniziazione e romanzo di formazione sull’ars amatoria intesa nella sua accezione più spirituale dell’ascolto dell’altro, nel corpo e nell’anima.

Dopo la maturità classica otto compagni di scuola partono per un viaggio a Copenaghen, città natale del loro filosofo preferito: Søren Kierkegaard. Mentre sono al cimitero monumentale s’imbattono nella tomba di una danzatrice turca di nome Samyr e lì, nel luogo in cui si contempla la morte, incontrano Nielsen Swandrupp l’uomo che con Samyr ha imparato ad amare.

Nielsen è ormai anziano ma racconta volentieri ai ragazzi la sua storia d’amore con Samyr mostrando loro addirittura i taccuini che lei ha riempito negli anni e che si rivelano essere una sorta di vademecum dell’arte amatoria. Grazie alla loro lettura i protagonisti del romanzo e il lettore saranno accompagnati in un viaggio iniziatico alla scoperta dell’eros e di un amore consapevole attraverso una testimonianza che conduce senza esitazione alcuna alla dimensione vitale della relazione, intesa come opportunità di crescita non solo individuale ma collettiva a dispetto di qualsiasi forma di rassegnazione.

Il taccuino dell’amante ci invita a riflettere e a credere che sia ancora possibile essere padroni e non schiavi non solo dell’eros ma anche e, soprattutto, dei nostri sentimenti.

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Il taccuino dell’amante:

Introduzione

Il sesso piace. Il sesso condiziona la vita dell’essere umano da oriente a occidente da nord a sud. È notoriamente energia che spacca. È il compagno dell’essere umano.

L’energia-serpente che rappresenta per l’umanità il simbolo sessuale per eccellenza è un potente archetipo che muove dall’alba dei tempi i destini umani dirigendone le scelte. Si rappresenta in forme diverse come cerchio uroborico o a spirale, la famosa Kundalini. Viene vissuta dall’essere umano come energia sessuale. In tutte le mitologie, estensioni emotive umane, il sesso è presente o se non lo è diviene protagonista la sua assenza.

Zeus il padre di tutti gli dei, nella mitologia greca, anche se ufficialmente si occupava di cose più importanti, passava tutta la sua eterna e immortale esistenza a farlo sempre. Insaziabile e inappagabile ne aveva una vera ossessione. I suoi accoppiamenti rocamboleschi e originali, nelle sue trasformazioni, hanno riempito pagine di letteratura antica, uno su tutti Ovidio nelle sue metamorfosi e, nei secoli, accompagnato la fantasia dei pittori come Il rapimento di Europa dipinto dai maggiori artisti di tutte le epoche fino ai giorni nostri sulla moneta di due euro del conio greco. Zeus prese le sembianze di un maestoso toro bianco e portò con sé attraversando il mediterraneo sull’isola di Creta la dolce fanciulla fenicia figlia del re Agenore.

Eros e Thanatos come affermava Freud accompagnano l’esistenza umana. D’altro canto quando la Natura sperimentò il sesso come modalità per continuare la sua esistenza inventò la morte.

Shopenhauer disse che la Natura matrigna ammantò di piacere la copula proprio per stimolare gli esseri viventi all’accoppiamento. L’umanità però, non contenta di sovrapporre nella copula il piacere e la fecondazione, ha separato il sesso in due momenti, cercando di avere il piacere senza la fecondazione.

Dal Kamasutra in avanti ogni letterato, artista o scienziato ha dato il suo contributo per svelare questo affascinante mistero.

Foucalt scriveva che la limitazione del sesso o in alcuni casi la proibizione dettata dalle religioni non era altro che un pretesto per aumentare il desiderio della trasgressione. Hosho scriveva che l’essere umano può conoscere la meditazione attraverso l’orgasmo sessuale.

Il tutto comincia nel periodo umano chiamato adolescenza o pubertà perché nella zona del pube avvengono le rivoluzioni. Si comincia a rispondere a questa pulsione innata con la pratica naturale della masturbazione. Si cerca di capire cosa succede in primo luogo interrogando o ascoltando gli amici più grandi poi rubando qua e là informazioni e, nel nostro periodo digitale, sicuramente con le piattaforme del web pornografiche la più famosa fra tutte: Youporn.

Questa visione iniziale del fantastico mondo della sessualità è però riduttiva, perché tiene fuori la parte più importante che muove le sfere della sessualità vale dire quella dei sentimenti e delle emozioni, visione che rimane purtroppo fin troppo spesso anche negli adulti a volte addirittura aggravandosi perché si ammanta del peggior cinismo che, di norma, è ancora sconosciuto nella prima giovinezza.

L’amore è un atto di conoscenza e d’intelligenza, e permette addirittura di afferrare l’essenza di un’altra persona tanto che, quando ci si riesce, quasi si può gridare al miracolo. Ed è questo che il taccuino vi propone: una storia umana completa fatta di sesso e sentimento.

 Quello che troverete nelle prossime pagine non è la lista di quelle informazioni che potreste trovare in libri dai titoli mirabolanti come Le dieci regole d’oro per farla impazzire a letto, importanti per carità, ma pur sempre parziali.

Qui si parla di fiducia e pazienza. Se avrete fiducia e pazienza allora tratterete la vostra sessualità nella purezza essenziale estrapolandola dal sistema valoriale competitivo e avrete raggiunto un grande obiettivo del quale sentirsi soddisfatti e completi, lontani dalle frustrazioni di cui è piena la nostra società.

La sessualità non prevede competizione, bensì dedizione.

 Questo testo non è adatto per il sesso fast da discoteca o per chi camuffa la violenza spacciandola per sessualità.

Ognuno è libero di usare il proprio corpo come vuole e se non lo vuole rispettare se ne assumerà le conseguenze, ma non confondiamo la passione e il furore amoroso con il desiderio di prevaricazione e dominio.

Si possono usare tutti gli oggetti del mondo per completare il percorso del godimento ma non esserne schiavi. Tutto ciò che provoca dolore nel rapporto sessuale non è stato programmato dalla natura. In amore la posizione di chi guida deve essere intercambiabile. Esistono molteplici parafilie, che sono espressioni di disagio psicologico e di paure esistenziali, nei casi più gravi veri disturbi psichiatrici, non certo di libertà.

Rimaniamo nell’ambito della normalità. Si può scambiare una sensazione forte e sconosciuta per dolore e averne paura; il senso di colpa, può creare tensione muscolare e produrre sensazioni fastidiose. La sculacciata per gioco e per ridere ci può stare, ma diffidate da chi vi dice che gode davvero a essere sculacciata/o.

Qui troverete solo una testimonianza di una ragazza trentenne di qualche decennio fa che rispettava la vita e cercava senza ipocrisie il piacere. Una storia d’amore vissuta in un periodo particolare e in un luogo unico giacché quando si ama ogni luogo dove si sviluppa l’amore diventa unico. Questo almeno è il punto di vista di questa magnifica storia di vita e d’amore che questo taccuino, scritto con la pelle e le viscere, in parte rappresenta.

A volte ci si concentra in modo ossessivo sulla durata di ogni amplesso. La saggezza popolare dice che devi essere un maratoneta non un velocista.

Noi diciamo che non c’è un tempo preciso. Aspirare a essere un mezzofondista già per i maschi sarebbe un ottimo traguardo. Mantenere la potenza sessuale, la capacità di attendere che il partner raggiunga il climax, l’eiaculazione e l’orgasmo, seguito da un perfetto rilassamento e da una gioia profonda. Questi sono i fini di base normali.

L’igiene quella sì che è importante: una pelle pulita, lavata di fresco, è fondamentale al di là del proprio afrore personale (mangereste in un piatto sporco?).

Se credete in quello che troverete scritto, fatelo leggere anche alla persona con la quale volete vivere la vostra vita sessuale. Per noi il confronto rimane la base di ogni relazione.

 A chi vi dice che non ha bisogno di suggerimenti, e che tutto avviene spontaneamente ricordategli che inconsapevolmente siamo stati già condizionati in famiglia e in società e che di spontaneo non abbiamo più nulla neanche se fossimo Adamo ed Eva ed anche lì fu protagonista il serpente.

 Andate oltre le conoscenze di base e valorizzate voi stessi, sempre.

La storia che vi racconteremo nasce da un incontro fatale, il Karma ha voluto che incontrassimo, il signor Nielsen Swandrupp di Copenhagen e i suoi misteriosi taccuini.

L’enorme ricchezza di contenuti sull’argomento, trovata nei taccuini ci ha messo nell’obbligo morale di condividere questa scoperta con il maggior numero possibile di persone che sono in cerca di loro stessi e della propria armonia. Un tesoro di conoscenza non può essere alla stregua di pochi soprattutto quando nel mondo c’è ancora tanto falso pudore sull’argomento e tanta ignoranza.

Noi abbiamo avuto l’onore di leggerli, sfogliarli, annusarli e metterli in pratica.

Noi siamo solo i curatori di questo taccuino preferiremmo che i riflettori rimanessero puntati sui soli veri protagonisti di questa storia, una coppia di amanti, di compagni di vita che hanno avuto il coraggio di guardare dentro se stessi, nel nome dell’amore, e che hanno utilizzato la vita in tutte le sue forme. Abbiamo voluto scriverne perché crediamo che i loro consigli vadano bene per tutti. Al di là del gender, del popolo d’appartenenza, dell’età, perché l’essere umano ama e basta. A noi sono servite parecchio, eravamo ragazzi normali e tali siamo rimasti ma con la consapevolezza di esserlo senza rimpianti.

Perché oggi essere normale diventa davvero un’impresa eccezionale come cantava quel profeta di Lucio Dalla.

 Per praticità la narrazione avrà un io narrante ma il vissuto di questa storia è stato un noi collettivo.

La gita dopo il liceo

La Danimarca piaceva a tutti noi, a ognuno per motivazioni diverse. Dai biscotti, alla carne, dall’Amleto, ai Vichinghi, passando per la birra e la sirenetta. Tutti insieme eravamo accomunati dall’amore per l’esistenzialismo filosofico, rappresentato dal filosofo danese avevamo fatto un circolo segreto con il suo nome: Gli amici di Søren.

Volevamo respirare quell’aria fredda e solcare i canali dove si era posato il suo sguardo e forse i suoi milioni di pensieri. Dove aveva ansimato, vomitando le sue passioni, i suoi parossismi.

Anche Schopenhauer era tra i nostri preferiti, ma il danese ci faceva più simpatia, lo vedevamo più ingenuo, sicuramente più fragile, di quella fragilità endemica che non potrai mai rinforzare. Così, dopo la maturità classica, noi compagni di classe partimmo per Copenaghen.

Eravamo i più secchioni, belli, ma non belli da Istagram, due biondi, uno moro, due ricce, tre castani, un paio di occhi verdi, uno ceruleo, gli altri castani. Un pennellone, gli altri maschi nella porzione del metro settanta-ottanta, le femmine sessanta-sessantanove. Alcuni erano nerd non solo per via dei brufoli, suonatori di chitarra nel coro parrocchiale, catechisti, giocatori di Playstation, il novantanove percento vergini, i maschi tutti, le ragazze due su tre e l’unica che l’aveva fatto, tre volte in tutto, giusto per rompersi l’imene, ma senza nessun piacere, si era poi pentita ed aveva lasciato il ragazzo sverginatore. La più carina aveva due tette dure come il marmo di Carrara. Tra di noi solo un pene superdotato che si vedeva dai pantaloni.

Arrivati nella città degli elefanti (in Danimarca? Gli elefanti come a Catania?) e dei draghi, alloggiammo nel posto più economico e più ovvio per dei ragazzi: l’ostello della gioventù.

Fra le attrattive turistiche della città che volevamo visitare oltre alla sirenetta, c’erano il palazzo reale, il teatro dell’opera, la biblioteca chiamata Black Diamond, la fabbrica della birra Carlsberg, il parco giochi Tivoli, la sede del comune e il cimitero monumentale di Assistens.

In realtà il cimitero monumentale fu la prima meta che seguimmo. Dovevamo rendere omaggio al maestro!

Morì nel 1855 ucciso sulla strada on the road, come un antenato di Kerouack, dalle sue stesse passioni. Gli scoppiò il cuore. Con un mazzo di fiori da mettergli sulla tomba peregrinammo sui prati e fra le lapidi avevamo l’impressione di capire finalmente cosa intendesse Foscolo per «corrispondenza degli amorosi sensi» nel suo poema i Sepolcri.

C’erano persone che prendevano il sole sul prato ben curato fra gli abitanti della nostalgia come chiamavamo nelle nostre riunioni segrete i nostri cari estinti. C’imbattemmo pure in una festa di compleanno. In quel cimitero c’era davvero di tutto.

Come in una caccia al tesoro, seguendo piccoli cartelli di legno scovammo la sua eterna dimora. Non credemmo ai nostri occhi: una delusione.

A parte la targhetta fuori dal cancelletto che univa il perimetro ferroso di una piccola staccionata quella dove riposava era una tomba familiare abbandonata, senza fiori e senza nessun onore per questo mostro sacro della filosofia.

Nella ricerca della tomba di Søren Kierkegaard ci eravamo imbattuti nella più imponente tomba – praticamente un mausoleo – del fisico massone Bohr, premio Nobel nel 1922, così amato dai suoi concittadini che addirittura l’azienda birraia Carlsberg gli aveva regalato una casa di fronte alle birrerie e lui aveva una conduttura speciale fino a dentro l’abitazione, dove da un rubinetto poteva bere direttamente la birra fresca a gratis. Un vero e proprio km zero.

In questa reverie itinerante fra le tombe, avevamo incrociato anche quella di Christian Andersen suo acerrimo nemico. Invece, della tomba di Regine Olsen, ispiratrice della Cordelia del suo Don Giovanni nessuna traccia.

Eravamo passati davanti anche a una strana tomba, molto esotica per quella terra tanto nordica. Ma eravamo troppo presi di arrivare dal nostro caro filosofo per prestarle attenzione. Al ritorno invece ripercorrendo lo stesso itinerario ci fermammo attratti come calamite di fronte a quella tomba stravagante. Quel sepolcro di terra testimoniava una vita non convenzionale, la stele e la foto ti accoglievano, t’invitavano a rimanere. Lungi dalla tristezza della tomba del filosofo. Per qualche minuto la osservammo senza fare commenti ritrovandoci a sorridere come a una persona che ti fa simpatia, a pelle.

La tomba apparteneva a una certa signora Samyr Saad di origine turca. Lo si capiva dalla bandierina posta a lato della lapide. Non c’era solo la foto classica mezzo busto, ma sul praticello circostante vi erano altre foto di lei a figura intera, forse era una danzatrice. Era proprio una bella turca, occhi neri e profondi, capelli corvini, labbra sensuali, naso un po’ aquilino ed espressioni non banali del viso. Dalle foto sembrava essere viva. Poi c’erano oggetti vari, due lumini, porta incensi rosa, peluche a forma di cuore, piccoli doni lasciati da altri visitatori. Qualcuno di noi disse che forse era un personaggio famoso per i danesi, cui avevano sicuramente voluto più bene che a Kierkegaard.

Mentre eravamo immersi nelle nostre supposizioni, fummo avvicinati da un signore alto, anziano ma coriaceo che con fare ossequioso e pur guardingo ci chiese in inglese il perché stavamo fermi lì da più di venti minuti.

«Tutto questo tempo?»

Guardammo d’istinto gli orologi e aveva ragione lui. Qualcuno di noi rispose sempre in inglese se ci fosse un divieto a guardare le tombe e se lui fosse un guardiano del cimitero. Divertito, fece di no con la testa e con le mani. Il senso di colpa atavico italiano di non rispettare le regole e i divieti quando siamo all’estero venne a galla.

Questa è la fine dell’anteprima gratuita. 

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