Quota rosa

Dal diario di Adriana
Giorno 23

Oggi vorrei approfondire la questione delle quote rosa che per le più grandicelle tra noi è stata motivo, in passato, di grandi spaccature. La quota rosa, lo dico per le più giovani, è semplicemente un modo per dare alle donne lo spazio che meritano negli incarichi pubblici. Anche io, da principio,  ritenevo che non esistesse una capacità maschile e una femminile di stare al mondo ma dinanzi alla miopia delle istituzioni e a un certo maschilismo duro a morire, mi sono ricreduta.

Il comitato tecnico scientifico per il Covid19

Leggo oggi a questo proposito le osservazioni di Barbara Stefanelli su Il corriere della Sera che fa riferimento alla composizione del comitato tecnico scientifico  sull’emergenza Covid. La collega segnala che l’elenco di nomi destinato a integrare il comitato si compone di ben 20 uomini e che quindi nemmeno una donna ha trovato diritto di cittadinanza. La Stefanelli sottolinea  anche l’evidente asimmetria che ancora una volta investe il paese e la stessa Europa visto che due terzi degli operatori sanitari impegnati nella battaglia contro il virus sono donne, che il 90 della forza lavoro destinata all’assistenza degli anziani e dei bambina è donna, che molte cassiere sono donne e via di seguito. Una preoccupazione è anche quella relativa allo smart working, nuova modalità di lavoro che è entrata in molte delle nostre case  ma che se non gestita in maniera attenta può trasformarsi nell’ennesimo trappolone.

Scorciatoie imbarazzanti?

Sono ben consapevole del fatto che il mondo del lavoro si compone di maschi e donne con capacità che non sempre sono legate al sesso. Ci saranno sempre maschi competenti che fanno carriera e ci saranno sempre quelli che la fanno anche se non sono competenti. Di noi donne – ancora una volta per separarci – si dice che siamo invidiose le une delle altre e che alcune scelgono scorciatoie imbarazzanti.

Ho imparato, in un luogo di lavoro come il giornalismo Rai estremamente complicato, che le alleanze tra donne non sono sempre facili. E ho anche imparato, però, che le alleanze tra maschi talvolta funzionano in maniera sottile sempre con l’obiettivo di separarci: la battuta sull’età, la battuta sull’essere petulanti, la battuta sulla nuova arrivata più avvenente. Infine, l’accondiscendenza silenziosa, sottile e tutta maschia sulle esigenze degli uomini esposte senza vergogna: non voglio fare il turno notte perché ho la partita di calcetto! Che suona come un impedimento importante e niente affatto paragonabile a: non vorrei fare oggi il turno notte perché ho un genitore anziano da solo in casa.

Se qualcuno volesse per caso accusarmi di vetero-femminismo sarò sgarbata nella risposta. Facciamo in modo che uomini e donne siano equamente rappresentati nelle istituzioni. Scattiamo la fotografia di oggi di questo paese alle quali le donne danno un contributo decisivo. Solo dopo capiremo chi è bravo e chi non lo è. Ma fateci spazio.