La staffetta

Dal diario di Adriana
Giorno 6

Questa mattina, sempre mentre guidavo sul raccordo anulare, mi è venuta in mente Tina Anselmi. Per i più giovani è un nome sconosciuto ma di Tina si è tornato a parlare proprio in queste settimane. Chi ha più memoria storica rammenta che proprio a lei si deve l’istituzione del servizio sanitario nazionale, tanto deprecato e vituperato in passato (quante volte ci siamo lamentati per le lunghe attese nei pronto soccorso e dei tempi biblici per un esame diagnostico) e divenuto ora  la nostra ancora di salvezza. Medici e infermieri sono i nostri eroi e  speriamo di non dimenticarcene quando finirà l’emergenza.

Tina Anselmi staffetta della resistenza

Tina Anselmi è stata una delle grandi protagoniste della storia di questo paese. Nasce a Castelfranco Veneto e a 17 anni entra nella Resistenza con il compito di staffetta come tante donne in prima linea. Poi nel 1944 si iscrive alla Democrazia Cristiana, cerca di convincere le donne contadine a esercitare il diritto di voto, diventa deputata e prima donna ministro nel 1976. Ci vorrebbe un volume per raccontare tutto quello che ha fatto. Ma oggi, nel riaperto dibattito sul  nostro sistema sanitario, non possiamo fare a meno di sottolineare  che a dare reale attuazione ai principi sanciti nell’articolo 32 della Costituzione fu proprio la riforma della sanità con la creazione del servizio sanitario nazionale. Non è scontato parlare di globalità di prestazioni, di uguaglianza del trattamento, di dignità e libertà della persona.

La televisione – ed è questo il mio ruolo – ci racconta l’evolversi della pandemia in tutto il mondo e la fragilità crudele di sistemi, come quello degli Usa, basato sulle assicurazioni senza alcuno spirito solidale. Accendere i riflettori su quella grande nazione significa entrare in un mondo che non ci somiglia e che non può essere un modello per noi. Penso all’immagine dei senzatetto sdraiati in un grande parcheggio a Las Vegas, distanziati tra di loro per evitare il contagio, alla loro solitudine, alla mancanza di cure, all’assurdo sistema che non  concede possibilità agli ultimi.

Un omaggio a una grande donna

Questa pagina del mio diario non è solo un omaggio a una grande figura pubblica. È un omaggio a una donna che, quando ero giovanissima e mi affacciavo al mondo del lavoro, ho avuto modo di conoscere. Ebbi modo, per una serie di circostanze, di trovarmi seduta a tavola  con quella signora dai modi spicci e lo sguardo franco, attenta e curiosa. Ero intimidita ma forse non abbastanza consapevole del grande onore che avevo avuto. Le parlai al telefono diversi anni dopo  quando aveva lasciato tutti i suoi incarichi pubblici e la memoria iniziava a giocarle  qualche brutto scherzo. Ma la voce era sempre la stessa. Solo più lenta e leggermente roca, come molte donne del nord.  Oggi posso dire: grazie Tina.