Il regno delle nevi

Il regno delle nevi di Bruno Abbondanza

Quando gli uomini perdono la saggezza bisogna ricominciare da capo e riportare l’equilibrio nel mondo.

«Ci fu un tempo in cui gli uomini furono realmente liberi», ma poi essi pian piano lo dimenticarono.

I primi uomini, immortali, risplendevano di luce e conoscenza infinite ed erano in perfetta armonia con gli dèi fino a quando il seme dell’odio indusse Eresh, il primo uomo creato, a distruggere se stesso e a mettere volontariamente fine alla sua vita.

Il fuoco oscuro generato da questa orribile azione cominciò a diffondersi in ogni dove: tutto si fece Morte.

Gli uomini persero la loro saggezza e presero a combattere per la sopravvivenza uccidendo i loro stessi fratelli e generando i demoni che confluivano nell’esercito di Zeloth.

Pochi saggi riuscirono a scappare in posti lontani e sconosciuti e solo studiando gli antichi testi delle origini risalirono al preciso istante in cui la loro vita si era corrotta e cominciarono a ricostruire la loro storia. Tutto rinacque a nuova vita e si svilupparono le prime civiltà.

Con il tempo, però, l’uomo perse nuovamente la consapevolezza delle sue origini divine e cominciò uno spietato sterminio degli Eland, esseri bellissimi con doti sovrumane nati dall’amore tra i Suran e alcune donne mortali. La terra si ritorse contro quegli uomini che davano la caccia ai suoi stessi figli.

L’Era del Potere aveva avuto inizio. Gli uomini, accecati dall’avidità, si erano nuovamente abbandonati alla guerra e all’oscurità e mentre alcune creature magiche decisero di confondersi e nascondersi tra di loro, altre decisero di distruggerli.

Fino al giorno in cui i fratelli Theogran, Vastan e Thorg, ignari del proprio destino, si avventurarono nella caccia tra gli alti e secolari pini delle foreste innevate di Icedear e laddove sembrava fosse tutto finito scoprirono, invece, che era appena iniziato… in un cerchio senza fine.

Acquista qui – Formato Kindle – Copertina flessibile

Comincia a leggere qui gratuitamente l’incipit del libro
Il regno delle nevi:

Genesi

Ci fu un tempo in cui gli uomini furono realmente liberi.

Né il potere né la magia né il destino poterono governare le loro vite.

Tutto iniziò nell’Era della Volontà Prima. L’universo era una massa senza forma, governata da sentimenti ed impulsi divini che si muovevano senza scopo nel vuoto. La coscienza dell’uno non era ancora formata, tutto era indistinto.

Da ciò che era sconosciuto nacque la scintilla vitale dell’Essere Supremo che prese forma in ogni cosa, l’universo iniziò allora a vibrare ininterrottamente.

Da esso furono generati i cinque dèi conosciuti dagli uomini, i due dimenticati, i due innominati, così si formarono le cose visibili ed invisibili.

Dall’immenso amore dell’uno si formò una nebulosa di calore intenso che si espanse in tutto l’universo dando vita alla prima fiamma indistinta.

Essa generò Nerigal, il Grande Padre, dio del fuoco che nacque avvolto dalle prime fiamme.

La sua essenza era pura passione, determinazione e coraggio; egli si manifestò in tutto il suo splendore avvolto da spirali infuocate.

L’intero universo fu allora irradiato del suo calore interno ed iniziò ad espandersi senza sosta formando enormi vortici di aria che cominciarono a roteare in una danza armonica.

In quell’istante l’Essere Supremo estasiato da tanta passione infuse la vita al dio dell’aria Belron, i suoi flussi d’aria divennero pian piano pensiero e disposti in maniera ordinata crearono la pura ragione.

Per lungo tempo non ci fu altro che questo, Nerigal e Belron, fuoco ed aria, si rincorrevano senza uno scopo, alimentandosi l’un l’altro con l’essenza di pensieri e passioni.

L’Essere Supremo allora stanco del loro infecondo moto perpetuo decise di allontanarli a distanze infinite.

Belron, lontano dal calore di Nerigal, avvertì per la prima volta la sensazione di freddo. I suoi venti divenirono più pesanti, rallentando sempre di più, fino a scorrere lentamente nel vuoto.

Dalle sue lacrime e dal suo dolore si generò cosi l’acqua.

L’Essere Supremo si mosse a compassione e per non prosciugare tutto ciò che era stato creato decise di infondere la vita a quelle piccole gocce.

Tiamas, dea dell’acqua, sgorgò allora come una grande onda, inondando l’universo di pura emozione.

Fu cosi che Nerigal il Grande Padre avvertì distintamente nel profondo di sé il dolore di Belron, iniziò allora ad affievolire il suo ardore e la sua passione rallentando la sua espansione.

L’universo cominciò a raffreddarsi e l’acqua divenne sempre più densa, fino a congelare quasi del tutto.

L’Essere Supremo decise con la sua infinita saggezza che per salvare ciò che era stato creato c’era bisogno di sacrificare parte della propria essenza.

Diede allora vita a quella massa solida ed informe infondendole la capacità di generare. Dal suo spirito nacque la Grande Madre, Isthan, la terra, la pura vita.

Sospinta da Belron, ella si mise a correre senza sosta a velocità immense, vagando nel vuoto raggiunse Nerigal. Con la sua sensualità lo avvolse in un abbraccio d’ amore, facendo rinascere in lui la passione.

Dal suo fuoco nacquero le anime delle creature viventi che turbinavano senza meta nello spazio infinito.

Con quest’atto d’amore finì la prima era.

Milioni di anni dopo nell’Era della Saggezza i quattro dèi finirono di creare tutte le cose visibili e invisibili.

Furono generate le stelle, i sistemi solari, gli oltremondi ed in questa galassia la Grande Terra.

Dal seme divino fu creato il corpo dei primi uomini immortali che l’abitarono.

La loro anima era splendente e la loro conoscenza infinita. Vissero per millenni in armonia con l’intero creato, la loro coscienza riusciva ad espandersi ogni istante nel cosmo raggiungendo quella divina interagendo con essa.

Tra gli dèi e gli uomini c’era profondo amore e sintonia.

Nacquero così gli alberi, le piante e tutti gli animali antichi in quella che fu chiamata la prima Grande Terra.

Tutto era meraviglioso ed incredibile, la natura germogliava rigogliosa ogni istante e gli uomini vivevano prosperi e felici, nutriti dal ventre della Grande Madre Isthan, fin quando, Eresh, il primo uomo creato, ormai stanco della vita iniziò a dimenticare l’amore irradiato dal soffio vitale finendo per odiare se stesso.

Scelse così di morire.

Il suo desiderio generò negli dèi un immenso orrore. Nerigal fu spinto fino alla terra da Belron, che provò a fermarlo con tutte le sue forze abbracciandolo con il suo immenso calore.

La sua passione fu però vana e l’anima di Eresh iniziò a putrefarsi.

Dalla rabbia e dal dolore dal Grande Padre che teneva stretto a sé Eresh si generò il fuoco oscuro che prese forma diffondendosi in ogni luogo.

La terra cominciò a tremare ed a frammentarsi, il fuoco eruttò con violenza dalle montagne e l’acqua divenne maremoto, l’aria si fece uragano, tutto si fece morte.

In quell’odio infinito gli uomini persero la loro saggezza divenendo folli.

Fu così che Eresh, imprigionato nella sua forma immortale, assorbì tutta l’energia del fuoco oscuro e da uomo si trasformò in un dio, di pura morte.

L’Essere Supremo inorridito allora da quella follia con tutta la sua forza lo confinò negli abissi della terra, che morendo si avvolse su sé stessa per l’estremo dolore.

Cominciò a putrefare anch’ella generando quello che gli antichi chiamarono il regno dei morti e delle creature oscure.

In quest’oscurità finì l’Era della Saggezza, gli esseri immortali lentamente impazzirono soggiogati dall’odio, dal rancore e dalla rabbia del fuoco oscuro.

L’universo entrò in quella che fu definita l’Era della Comprensione, nella quale i continenti si allontanarono e tutte le forme di vita combatterono l’una contro l’altra senza sosta per la sopravvivenza della propria specie. Le anime putrefatte degli esseri uccisi si trasformarono in demoni sulla terra guidati dal potente Zeloth e l’oscurità e la violenza presero il dominio su ogni cosa.

I pochi uomini saggi e immortali ancora rimasti in vita si resero conto che tutto ciò che era vivo stava scomparendo risucchiato da quel vortice buio. Si rifugiarono in posti lontani e sicuri ancora oggi sconosciuti, trascorrendo le giornate a studiare gli antichi testi al solo scopo di comprendere il motivo del folle gesto di Eresh.

Giungendo nuovamente alla conoscenza delle cose divine compresero allora la misericordia, la pietà e l’immenso atto d’amore che generò l’universo.

Quei saggi chiesero allora perdono agli dèi, impararono nuovamente la loro lingua, costruirono per loro templi meravigliosi. Dal loro immenso sforzo si generò la luce, che dai loro cuori e dalle loro menti si propagò e si irradiò ovunque nell’universo amplificata da quei luoghi sacri.

Quella luce penetrò le tenebre, sconfiggendo follia e ignoranza, l’universo si illuminò dei colori dell’arcobaleno.

La Grande Madre Ishtan trovò nuova forza e con l’aiuto della luce scacciò le creature demoniache nelle profondità della terra, privandole così della loro forma materiale.

L’Essere Supremo decise allora di infondere la vita a quella meravigliosa creazione. Da quel fascio di pura verità nacque Alkemon, dio della luce e della conoscenza.

A quei pochi esseri illuminati e savi che salvarono la Grande Terra dall’oscurità fu concesso ancora il dono dell’immortalità, dagli uomini venne dato loro il nome di Suran.

Pochi mortali hanno avuto il privilegio di conoscere i loro templi; solo loro, come i primi uomini, possono decidere della loro vita e della loro morte; da essi viene tramandata la conoscenza delle più potenti arti divine.

Alkemon infuso di vita iniziò allora il suo lungo cammino nell’universo, entrò in tutte le stelle e diede loro la possibilità di irradiare i pianeti dando di nuovo vita alla terra.

Il suo splendore è ancora visibile nella luce del sole. Il ciclo del giorno e della notte ricorda la battaglia che avvenne in questa era tra la luce e le tenebre. Il suo impegno fu però pian piano dimenticato dalla maggior parte degli uomini e tutto divenne leggenda.

All’inizio della quarta era, l’Era della Benevolenza, la vita prosperò nuovamente, la terra regalò i suoi frutti. Gli uomini, ormai mortali, viaggiarono in tutte le terre emerse. Si insediarono in molti continenti seguendo i punti cardinali e costruirono villaggi e castelli.

In tutto il mondo nacquero le prime civiltà, i primi uomini giunsero nel continente di Norendal e tra i climi rigidi e innevati costruirono i loro insediamenti. Le loro case di legno e paglia li proteggevano dal freddo e dai venti che spiravano dalle alte montagne; erano quasi sempre costruite vicino all’acqua per poter cacciare gli animali marini. Questi uomini furono ricordati come Noreliani.

Giunsero invece da ovest provenienti dal lontano oceano azzurro alcuni tra i più alti e possenti umani della terra. Essi si insediarono nel continente di Meridal, una landa sempreverde popolata di boschi, fiumi ed immense pianure. Erano abili coltivatori rispettosi della madre terra che gli insegnò a godere dei suoi frutti. A questi uomini fu dato il nome di Redlan.

Nel nord del continente di Occidan approdarono invece i Tessari, abili ingegneri e cacciatori feroci; la loro forza e determinazione li favorì enormemente, arrivando a costruire le prime roccaforti in pietra.

A sud del grande continente di Occidan si stabilirono gli Alderi, uomini capaci di comunicare tra di loro attraverso la mente. Vivevano in accampamenti e padroneggiavano le primitive arti occulte.

Infine, nel continente di Orian approdarono i Keadriani, uomini dalla pelle del colore dell’ebano; fieri e possenti guerrieri riuscirono ad insediarsi in quelle aride terre, edificarono enormi e meravigliosi villaggi in pietra rossa.

La vita delle prime civiltà degli uomini mortali fiorì nei secoli successivi espandendosi senza alcuno sforzo, ma gli uomini avevano dimenticato ormai del tutto la loro origine divina.

I Suran si mescolarono tra di essi, cercando di indicar loro la direzione da seguire; con la loro sapienza e conoscenza li istruirono nuovamente su ogni arte conosciuta, il mondo conobbe di nuovo pittori, musicisti, scultori ed abili costruttori in ogni luogo.

Meravigliose città e templi vennero fondati in tutto il mondo emerso. Agli uomini fu insegnato a dialogare con gli dèi.

Alcuni Suran si innamorarono delle donne mortali e dalle loro unioni ebbero vita i primi Eland; esse erano creature di rara bellezza dotate di poteri sovrannaturali.

La benevolenza dei Suran purtroppo non fu compresa.  L’uomo divenne avido di potere, ogni cosa doveva essere a lui rivelata, ed ogni cosa doveva essere da lui conosciuta e governata.

I Suran furono perseguitati in ogni luogo, la loro infinita conoscenza fu pretesa con la forza e per punirli della loro riluttanza i loro figli, gli Eland, furono uccisi senza pietà.

I primi uomini immortali tornarono allora nei luoghi dai quali erano giunti ed invocarono l’aiuto degli dèi affinchè i loro figli fossero risparmiati da quell’orribile massacro.

Il dio dell’aria Belron si indignò per tanta ingratitudine e squarciò il cielo con tutte le sue forze svelando così agli uomini la conoscenza degli oltremondi.

Da quell’immensa crepa comparì la meravigliosa Inan la dea degli oltremondi, circondata da enormi e spaventosi lampi.

Un’enorme tempesta si abbattè sull’umanità, numerosi squarci si aprirono nel cielo e una pioggia di massi di un metallo pesante e sconosciuto cadde senza sosta; gli esseri umani furono colpiti con violenza e le loro città finirono in rovina.

Molte pietre sprofondarono nella terra, altre ancora nelle catene montuose, altre negli abissi marini; quel metallo scuro fu chiamato elisium ed ogni cosa al suo contatto veniva magicamente trasmutato.

Gli alberi presero vita sradicando le loro radici dalle profondità della terra, le rocce si trasformarono in feroci e mostruose creature e dai vulcani comparirono i draghi.

L’uomo allora capì che non poteva dominare tutto l’universo e dovette difendersi da quelle creature incantate.

L’Era della Benevolenza giunse alla sua fine e la visione degli oltremondi fu ben presto dimenticata.

A essa seguì l’Era del Potere.

In questi tempi oscuri l’umanità ha riconquistato le sue terre e creato numerosi regni e città; molte guerre hanno scosso questa Grande Terra e gli uomini sono in perenne conflitto tra loro e nonostante tutto sono sopravvissuti.

Le creature magiche vivono in ogni luogo della terra, alcune hanno trovato dimora tra gli uomini e la popolano con essi, altre mostruose vogliono invece distruggerli alimentati dalla potenza dell’elisium.

Tra le creature meravigliose i Sephir hanno sempre abitato gli oltremondi ma non si sono mai rivelati agli uomini, in questa era la loro volontà governa ogni cosa.

La magia più potente è stata data al grande drago Banid-Ra. Egli domina incontrastato le terre di Arkadia, il suo seme è nutrito dal volere di Ghevur.

Il destino non è ormai più deciso del tutto dagli uomini ed ogni cosa è scritta, Asgorn il signore delle ombre governa ora le vite dei mortali.

Nulla è come prima ma verrà ben presto il tempo di una nuova era e tutto è appena iniziato.

Così narra il libro della luce custodito nelle memorie del tempo, lì fu scritta la storia degli uomini e delle creature magiche che popolano la terra.

                                                                   Suran Eroil

1
Il ritrovamento

V Era – Anno 1050 – Lux 21

Foreste di conifere di Icedear

Il gelo era sceso pungente e i pini secolari delle foreste di Icedear ululavano nel vento freddo della notte, le civette intonavano i loro canti stridenti e la luna mordeva l’oscurità con il suo bianco splendore fra i monti pallidi del nord.

Vastan affondò gli stivali di alce nella neve fresca delle valli imbiancate. «Dobbiamo trovare l’orso grigio prima che lui trovi noi.»

Primogenito della famiglia Theogran, era un guerriero robusto e valoroso dai lunghi capelli castani; il suo corpo era cosparso di cicatrici procurate da numerose battute di caccia e battaglie sanguinarie. La sua arma preferita era l’ascia bipenne, regalo del nonno Siorgur, morto in battaglia a fianco di Norman I nella Guerra dei Dieci Anni contro i Lupi Grigi. Sulla spalla sinistra, il tatuaggio di tre stelle ricordava la sua iniziazione alla caccia all’età di sedici anni.

«Qui ci sono orme fresche.» Irrequieto, Thorg, figlio del ghiaccio, toccò la neve con la punta delle dita. I suoi occhi erano azzurri e limpidi come l’acqua cristallina, i suoi capelli del colore dell’oro dei re. Secondogenito della famiglia Theogran, aveva un carattere cupo e irruento.

«Siamo vicini. Guarda, l’orso è qui» replicò Vastan, mostrando la via da seguire fra i boschi di conifere.

«Voglio bere il suo sangue e prendere la sua pelle per il mio letto.» Thorg toccò la lunga spada d’acciaio di kira, un robusto metallo che i minatori di Icedear solevano raccogliere nelle gallerie del monte Aton, il gigante dei ghiacci.

«Ascolta, fratello: senti anche tu?» Vastan impugnò la lunga ascia affilata.

Thorg si toccò il naso. «È lì, dietro quegli alberi, riesco ad avvertire il suo odore.»

«Onore ai Theogran e sangue tra le dita!» esclamò Vastan, e corse verso l’oscurità degli alberi. Si sentiva fiero: uccidere un orso grigio sarebbe stata la prova decisiva della sua forza in battaglia e la dimostrazione che ben presto avrebbe potuto assumere il comando di Icedear, come desiderava suo padre Belograr, e dimostrare al fratello tutto il suo coraggio.

L’orso grigio era vicino a un piccolo ruscello ed era più grande di quanto i due fratelli immaginassero, tra i due metri e i due metri e mezzo, le lunghe e bianche zanne che si aprivano e si chiudevano.

Un lungo ruggito irruppe nel silenzio della notte.

«Sento l’odore della tua morte» urlò Vastan. Colpì la faccia dell’orso grigio con la sua ascia bipenne.

Il sangue schizzò dal viso dell’animale, che rispose colpendo con i lunghi artigli il braccio destro del guerriero.

«Non avrai nemmeno il tempo di respirare» tuonò Thorg, trafiggendo con la lunga spada il cuore dell’orso.

La bestia barcollò fino a cadere esanime nell’acqua del ruscello, che si tinse di sangue rosso vivo.

Vastan ammonì il fratello: «Hai rovinato la sua pelle.»

«Ti avrebbe ammazzato. Il tuo braccio sanguina» rispose Thorg, risentito.

«L’avrei colpito di nuovo e sarebbe morto senza alcuna possibilità.» Vastan si coprì la ferita con una benda di lino.

Thorg si toccò la barba. «Davvero pensavi di uccidere quella bestia da solo?»

«Non solo lo pensavo, ma ne sono convinto.» La voce di Vastan tradì un certo nervosismo.

«La tua arroganza ti porterà presto alla morte».

Dopo aver afferrato un grosso coltello dalla tasca, Thorg scuoiò l’animale, facendo attenzione a non rovinare la preziosa pelle. Appena finito il compito, si chinò sul ginocchio sinistro e con una lunga sorsata bevve il sangue dell’orso, poi disegnò tre segni sul suo viso: uno sulla fronte, uno sulla guancia sinistra e uno sulla destra.

«Questo è per te, Grande Madre nel giorno di Yule. Che la tua forza e la tua vita ci indichino sempre la direzione della luce.»

Il fratello fece lo stesso.

La notte aveva raggiunto il suo massimo splendore, la volta stellata era intensa e luminosa e, al suo zenit, la stella rossa splendeva infocata. Le nuvole disordinate si facevano accompagnare dai venti gelidi del nord in una danza di suoni e bagliori.

A un tratto, un sibilo irruppe dalle profondità dei boschi e spezzò la profondità del silenzio.

«Hai sentito anche tu?» chiese Vastan.

«Forse una civetta» replicò il fratello.

«Non ho mai sentito una civetta emettere un suono così intenso».

«Dovremo indagare, potrebbe essere qualche cacciatore nascosto». Thorg accarezzò l’elsa della spada.

«In guardia, fratello: questi boschi sono pieni di insidie». Vastan si incamminò nella direzione dello strano suono.

Il bosco diveniva sempre più fitto e i due guerrieri si guardavano le spalle, avvicinandosi al suono che, metro dopo metro, diveniva sempre più assordante.

«Proviene da quella grotta» affermò Vastan, la mano sempre salda sull’ascia bipenne.

«Entriamo e scopriamo quale creatura emette questo suono».

I due fratelli si avvicinarono all’ingresso della grotta. Una forte corrente di aria fredda saliva dall’oscuro antro e, sulle fredde rocce, il muschio formava una coltre grigiastra intervallata da cristalli di barite.

«Il suono si fa sempre più intenso» sussurrò Vastan. Accese una torcia avvolta di fasce e resina di pino ed entrò.

«Ecco, laggiù: vedo qualcosa». Thorg indicò con la spada un bagliore rosso nell’oscurità della grotta.

Avvicinandosi a piccoli passi verso la fonte di quella luce, i due guerrieri fecero attenzione a dove mettessero i piedi: qualcosa di innaturale era lì, di fronte a loro, e la tensione li teneva costantemente in guardia.

Tutto a un tratto qualcosa uscì violento dal fondo della grotta.

«Maledetti pipistrelli!» tuonò Vastan, cercando di colpirli con la torcia accesa.

«Qualcosa deve averli spaventati» constatò il fratello, difendendosi con la lunga spada e proteggendosi la testa da quello sciame nero e vibrante.

«Tieni alta la guardia!»

Lo sciame nero di pipistrelli si diresse velocemente verso l’uscita della grotta, e un cupo silenzio cadde tra le mura.

A mano a mano che i due guerrieri scendevano le profondità della cavità sotterranea, il bagliore si faceva più acceso, l’umidità era sempre più forte e le pareti dell’antro, fra le stalattiti e le stalagmiti, riflettevano il rosso di quella luce misteriosa.

«Un corpo!» esclamò Vastan.

Il fratello gli afferrò il braccio. «Non toccarlo! Potrebbe essere una maledetta trappola».

Un lungo mantello nero copriva le braccia e la testa del corpo di quello che sembrava un uomo, il quale emanava una forte luce rossa che irradiava l’antro oscuro a intervalli regolari, emettendo un sibilo profondo e assordante.

«Provo a girarlo» disse Vastan utilizzando la sua ascia come una leva.

Thorg si toccò gli occhi. «Non riesco a vedere più nulla!»

La forte luce rossa, intervallata da un sibilo misterioso, sembrava provenisse da simboli, forse rune, che l’uomo aveva su tutto il corpo.

All’improvviso, l’oscurità più profonda piombò nel freddo antro e il silenzio precipitò tra le pareti.

«Che diamine era?» imprecò Vastan, lo sguardo ancora accecato da quella luce intensa.

«Un malefizio, magia della morte» replicò il fratello stropicciandosi gli occhi doloranti.

«Dobbiamo portarlo in città.» Vastan diede un colpetto al corpo dell’uomo con la punta dell’ascia.

«Sei impazzito? Vuoi portare il male tra le nostre mura?»

«Probabilmente è morto». Vastan continuava a toccare il corpo esanime con il dorso dell’arma.

Il gelo entrava pungente, le luci della luna illuminavano le rocce e il gocciolio dell’acqua rimbombava insistente tra gli anfratti della caverna.

I due fratelli decisero di trasportare al villaggio l’uomo incappucciato. Durante il cammino, mille dubbi attanagliarono la loro mente. Chi era quell’oscuro personaggio? Era giusta la scelta di introdurlo oltre le mura di Icedear? Cosa avrebbe detto Belograr della loro scoperta?

Il sentiero era sempre più irto e il peso del corpo trasportato da Vastan si faceva sentire sempre di più, a tal punto che i due guerrieri si fermarono nei pressi di un grosso pino per una breve sosta.

«Cosa ne pensi di quest’uomo, Thorg?» domandò Vastan.

«Penso che tu sia folle a introdurre un pericolo del genere all’interno di Icedear».

«Ecco perché non sarai mai un buon comandante.»

«Se succederà qualcosa a una sola persona di Icedear, ti ucciderò con le mie mani, fratello.»

«Uccidermi! Non riusciresti nemmeno a colpirmi prima che la tua testa ti rotoli giù dal collo.» Il tono di Vastan era macchiato di scherno.

«Pensi di essere migliore di me solo perché sei il primogenito» ribadì Thorg con rabbia. «A Icedear solo guerrieri valorosi hanno avuto il diritto di assumere il comando, e tu devi ancora dimostrare il tuo valore in battaglia.»

«Tieni a freno la lingua, Thorg, altrimenti potrei pensare di darla in pasto ai cani» tagliò corto Vastan. «Mettiamoci in cammino, abbiamo cose più importanti da fare prima che la notte diventi più profonda». Bevve un sorso d’acqua dalla borraccia di pelle d’agnello.

I due guerrieri ripresero lentamente il cammino.

All’orizzonte, le luci del villaggio divenivano piano piano più vicine, lì tra le valli brulle ai piedi dei picchi montuosi delle aquile.

Icedear era una cittadina fortificata del Regno delle Nevi. A seguito della guerra, Re Norman I aveva nominato reggente Belograr Theogran, figlio di Siorgur, dopo che entrambi avevano combattuto valorosamente al suo fianco contro Erik Wussig, re dei Lupi Grigi.

La guerra era finita dopo diversi anni di cruente battaglie e il regno era stato unificato da est a ovest, Erik era stato sconfitto e giustiziato e Norman Groeber era divenuto signore indiscusso delle nevi.

Dopo alcune ore di cammino, attraverso un irto sentiero montuoso costellato da cespugli di bacche nere di Ades, note per le loro capacità curative e afrodisiache, i due guerrieri arrivarono al cancello di Icedear.

Tutto intorno, la città era fortificata da pietra e argilla, mentre il cancello era di legno nero dei pini giganti, enormi alberi che sorgevano tra le foreste delle nevi e il Picco delle aquile a ovest di Icedear; erano spesso utilizzati nelle costruzioni e ricercati in tutto il Regno delle Nevi per la loro forza e resistenza ai colpi più duri. A fianco del cancello, dentro le mura si ergeva una torre di difesa, sorvegliata da una sentinella vestita di pelli di orso e armata di un grosso arco di legno di tasso e frecce di kira; al suo fianco, una bottiglia di idromele di castagno gli faceva compagnia nell’alba imminente.

«Apri il cancello, Kerlan!» ordinò Vastan alla sentinella.

«Di buon’ora, vostre altezze.» Il guerriero si toccò la benda nera che gli copriva l’occhio. «Vedo che siete ancora tutti interi e che la notte non vi ha trascinati con sé nel Regno degli Inferi».

«Dovrò dire a mio padre di trovare una sentinella con due occhi funzionanti: dubito che vedresti arrivare una freccia prima che ti abbia trapassato il cranio» replicò Thorg in tono di scherno.

Con un lungo balzo, la sentinella scese dalle scale della torre di legno e si avvicinò alla porta sbarrata da una grossa asse. Usò entrambe le mani per alzarla e tirò a sé la porta in legno di pino. «Che piacere vedervi tutti interi. La caccia vi ha stancati?» Sogghignò.

«Abbiamo un ospite con noi». Vastan indicò con il mento il corpo dello strano uomo incappucciato sulla sua spalla sinistra. «Dov’è mio padre?»

Questa è la fine dell’anteprima gratuita. 

Acquista qui – Formato Kindle – Copertina flessibile

I libri di autore