Calcio e scaramanzia

Calcio e scaramanzia di Euro Grilli

Dai calzetti rossi di Costantino Rozzi alle camicie nere di Maurizio Sarri

Prefazione di Cristiano Militello

Totò e Peppino forse con il calcio non c’azzeccano nulla. Ma con la scaramanzia e la superstizione, non foss’altro perché napoletani, possono vantare un repertorio straordinario. «Io sono maledettamente superstizioso. Quand’è martedì e venerdì, tredici e diciassette può cadere il mondo, mi chiudo in casa» diceva Antonio de Curtis declinando il suo non è vero ma ci credo. E Peppino De Filippo andava pure oltre quando con il suo Pappagone tirava fuori tutto il meglio della scaramanzia partenopea.

Così una sera, mentre con mio figlio Elia davanti a un caminetto tra una castagna e buon bicchiere di vino riguardavamo qualche spezzone dei loro vecchi film salta fuori un frame di Maradona che bacia il fisioterapista della squadra del Napoli Salvatore Carmando. Un gesto scaramantico che El Pibe de oro ripeterà indossando la maglia del Napoli prima di ogni partita. Da lì l’idea, da lì il primo schizzo di mio figlio su un pezzo di carta gialla sporca di carbone e resti di caldarroste, e la prima cartella di Calcio e Scaramanzia digitata su una rarissima Olivetti Lettera 22 di colore rosa, l’unico aggeggio per scrivere che avevo in quel momento nella nostra casa di montagna.

Sorseggiando un buon Torgiano, mangiucchiando caldarroste e qualche fettina di Kekkonata, un salume rarissimo, è arrivato questo libro. Che, come dicono a Napoli, porta bbuono, soldi e felicità se lo acquisti o lo regali.

Sarà vero?

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Calcio e scaramanzia:

Introduzione

Non è vero, ma ci credo e…poi non costa nulla! Per scherzo o molto sul serio, per convinzione o disperazione, dal calciatore, all’allenatore, fino al presidente in molti hanno il loro rito segreto per cercare di accattivarsi la dea bendata, per conquistare i migliori risultati sportivi. Riti, scaramanzie, fissazioni, ossessioni e magie, da sempre fanno parte del mondo del calcio. Si arriva perfino ai rituali malefici, sacrifici di animali, atti sacrileghi. È la paura di perdere che fa muovere le menti, che induce… in tentazione. Perché ci si sente impotenti di fronte a ciò che non si può controllare con la preparazione fisica, mentale, con la programmazione, con i sacrifici. La superstizione è una credenza irrazionale che accomuna ignoranti e intellettuali. Si cerca di controllare l’imponderabile, e per questo entra in ballo la scaramanzia e, appunto, la superstizione, quando non addirittura si ricorre ad altro.

Il professor Ferruccio Antonelli, padre della psicologia sportiva italiana a suo tempo disse: «Il campione è pervaso da iterazioni scaramantiche. Superstizione, amuleti, preghiere sono di fatto l’unico doping consentito. C’entra la consapevolezza della casualità di un ciuffo d’ erba, di una deviazione fortuita. Il campione si sente un superstite che sopravvive a energie negative. I rituali sono praticamente indispensabili per eliminare lo stress. Perché ci sono due avversari da battere: il secondo siamo noi stessi.»

Dai calzetti rossi di Costantino Rozzi, che dal 1968 e per 26 stagioni è stato il vulcanico e simpatico presidentissimo dell’Ascoli dei miracoli e ha seguito tutte le partite della sua squadra indossando gli ormai proverbiali calzini, alle camice nere di Maurizio Sarri, l’allenatore che si è fatto da solo sui campetti di Seconda Categoria in Toscana fino a portare l’Empoli in serie A e poi approdare al Napoli di Higuain e alla Juventus di Cristiano Ronaldo prima di essere esonerato dopo l’estromissione dalla Champions League a opera del Lione, ci sono centinaia, migliaia di esempi, di episodi che si ricollegano a credenze e superstizioni. Gli spogliatoi ma non solo, sono pieni di segni. Un amuleto, un rito, un gesto fanno parte del repertorio segreto di moltissimi calciatori, allenatori, magazzinieri, presidenti, tifosi. Anche i più insospettabili campioni non sono sfuggiti al contagio. A volte scaramanzia e superstizione, come detto, sconfinano addirittura nella magia, e così entrano in campo persone che non fanno parte direttamente del mondo del calcio, ma che vengono ingaggiate per i loro poteri. Brasile e Africa, terre di macumbe e voodoo, insegnano.

Decine e decine di personaggi, di storie, di racconti per scoprire, cercare di capire ma anche… sorridere.

I CALCIATORI

Ricardo Zamora

Barcellona, 1901 – 1978

portiere

Bambola di pezza

Uno dei più grandi portieri di sempre, forse il più bravo di tutti, lo spagnolo Ricardo Zamora, era superstizioso. Aveva alcuni riti che ripeteva sempre prima delle partite.

Uno in particolare divenne famoso: prima di ogni match era solito attaccare una piccola bambola di pezza al palo della porta.

Sergio Manente

Udine,1924 – 1993

Terzino

Autogol per passione

Sergio Manente, terzino della Juve anni Cinquanta, era l’incubo di Viola, il suo portiere. Quando la Juve vinceva con largo punteggio (ai tempi succedeva spesso), verso la fine si voltava e alzava la mano aperta: segno che mancavano 5 minuti al suo autogol.

Viola poteva urlare quanto voleva: 300 secondi più o meno, col suo piedino di fata, Manente lo beffava, spesso in pallonetto. Era il suo modo di ringraziare gli dei del calcio.

Questa è la fine dell’anteprima gratuita. 

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